Itinerario religioso, La Famiglia Francescana – Chiesa e Convento di S. Maria degli Angeli – “Gancia”

La chiesa è stata costruita all’interno del quartiere “tribunali” del Centro storico di Palermo, tra i palazzi della decaduta nobiltà palermitana che elesse questa zona salubre della città a propria zona residenziale, nelle immediate vicinanze dei quartieri della Kalsa, antica Halisa, cittadella fortificata dell'Emiro di Sicilia durante il governo islamico di Sicilia, nel IX secolo d. C. e della Magione
Nel 1490 i frati francescani di Santa Maria di Gesù ottennero la concessione di edificare qui, là dove esisteva già la chiesetta di epoca medioevale dedicata a San Girolamo, una propria Gancia, ospizio per i frati ammalati e per quelli che venivano da fuori città, in particolare da Santa Maria di Gesù. I lavori interrotti dal veto opposto dall’Arcivescovo Giovanni Paternò furono ripresi nel 1508 su disposizione di Papa Giulio II. La chiesa fu dedicata di Santa Maria degli Angeli, in ricordo della chiesetta della Porziuncola, luogo in cui il S. Francesco d’Assisi ricevette da Gesù il Cartiglio della Indulgenza.

L'esterno mostra ancora la semplicità della chiesa originale realizzata in conci di pietra squadrati. Il portale principale del 1530, con un arco a tutto sesto e radi ornamenti floreali, si apre sul cortile della Gancia, l'altro portale con un arco ribassato, in stile gotico catalano, sormontato da un bassorilievo rappresentante la Madonna degli Angeli, si apre in via Alloro. Lungo il muro della Via Alloro si incontra la lapide che ricorda l’episodio e i contorni del “muro della salvezza” da cui, aiutati dai popolani che inscenarono una rissa, riuscirono a fuggire i due insorti mazziniani, Gaspare Bivona e Filippo Patti, che per cinque giorni si erano rifugiati sotto i cadaveri nella cripta della chiesa per sfuggire alla ricerca dei soldati dopo che era fallita la rivolta antiborbonica, che era avviata con i rintocchi della campana del convento il 4 aprile del 1860.

L’interno della Chiesa ha subito nel corso dei secoli diversi rimaneggiamenti, il più rilevante nel 1672 per ricostruire il transetto ed il presbiterio crollati in seguito agli improvvidi lavori di ampliamento della sottostante cripta.
La chiesa è ad unica navata, lungo le pareti laterali si aprono otto profonde cappelle per lato a cui si accede da ampie arcate a tutto sesto. Nella zona di raccordo tra gli archi ed il cornicione, che precede la teoria delle ampie finestre che danno luce all’interno, decorata a stucco, trovano posto dei quadroni polilobati affrescati con figure di santi francescani ad opera di Filippo Tancredi (1697) e di Antonio Grano (1700), nella parete destra si susseguono: San Diego d'Alcalá (di Tancredi), San Giovanni da Capestrano, Pietro d'Alcántara, Santa Elisabetta d'Ungheria, San Ludovico di Tolosa e Sant'Antonio di Padova, in quella di sinistra si susseguono: San Pasquale Baylon, San Giacomo della Marca, San Bernardino da Siena (di Tancredi), Santa Chiara d'Assisi, San Bonaventura da Bagnoregio (di Tancredi) e San Francesco d'Assisi.
Il soffitto ligneo del XVI secolo è a cassettoni con le formelle decorate con una stella dorata al centro.

Cappelle lato destro

Lungo la parete destra della navata, procedendo dall’ingresso della Chiesa verso il presbiterio vi aprono:
Cappella del Beato Giovanni de Prado il cui martirio è raffigurato nella tela di Vincenzo Bongiovanni del 1729 posta sopra l’altare. Nella cappella sono inoltre presenti i sarcofagi di Filippo, Vincenzo e Simone Sitajolo.
Cappella della Madonna di Monserrato raffigurata in un quadro oggi nei depositi della Galleria Regionale Sull'altare è la seicentesca tela della Sacra Famiglia con Sant'Anna, San Gioacchino e donatori, di scuola romana. A sinistra dell’altare è la statua di Santa Filomena, a destra la statua di San Giovanni Nepomuceno Gli affreschi della volta raffigurano: a sinistra la presentazione di Maria al Tempio, al centro la Nascita della Vergine e a destra l'Annuncio ad Anna della sua Maternità.
Cappella dei Santi Giacomo della Marca e Francesco Solano, raffigurati con la Vergine Maria e i Santi Giovanni da Capestrano e Bernardino da Siena nella pala d’altare attribuita a Olivio Sozzi (1740). Due affreschi a parete di Filippo Tancredi (1707) raffigurano, a sinistra, San Giacomo della Marca sdegnato per la crudeltà dei sistemi di punizione e, a destra, San Francesco Solano benedicente. Le decorazioni architettoniche, a fresco e con effetto trompe l'œil, della volta sono attribuite ad Andrea Palma.
Cappella di Santa Maria di Gesù raffigurata in una statua attribuita ad Antonello Gagini posta sopra l’altare. A sinistra dell’altare è posta la tela del XVIII secolo in cui è raffigurata l’estasi di San Francesco ed a destra la tela di fine del ‘600 in cui è raffigurata l’apparizione della Trinità a San Francesco. Sulla volta è un affresco in cui è raffigurato San Francesco.
Cappella di Sant'Antonio di Padova raffigurato nella statua in terracotta policroma posta all’interno della nicchia tra le due colonne tortili che partecipano alla struttura decorativa in marmi mischi dell’altare attribuita a Paolo Amato. A parete due dipinti del XVIII in cui è raffigurato il Santo di Padova, a sinistra, mentre impartisce l'Eucaristia ai derelitti e, a destra, nell’atto di risanare il piede a un giovinetto.
Addossato all'arco tra le due cappelle è il marmoreo pulpito di scuola gaginiana con al centro il Cristo Risorto ed ai lati i Quattro Evangelisti.
Cappella di San Francesco d'Assisi rappresentato in una statua lignea del ‘700 posta in una nicchia sull’altare decorato con marmi mischi. All’interno della decorazione a tarsie marmoree dell’arco di ingresso sono inserite le scene, a sinistra, della Visitazione e, a destra, della Fuga in Egitto.
Cappella dell'Immacolata Concezione raffigurata, in un dipinto del XVIII secolo di Sebastiano Spirito, allievo di Filippo Tancredi, posto tra le colonne dorate della struttura architettonica dell’altare decorato a mischio. Nei quadroni alle pareti laterali sono raffigurate: a sinistra, Oloferne e Ester alla reggia di Re Assuero e, a destra, Giuditta decapita in Persia. Nei tondi del soffitto sono raffiguranti la Vergine con il Bambino e l'Apparizione della Vergine a francescani.
Cappella del Santissimo Crocifisso. La statua in legno è posta al centro sopra l’altare. Alle pareti laterali sono gli affreschi di Filippo Tancredi che raffigurano, a sinistra, l’orazione nell’orto degli ulivi e sopra la flagellazione e, a destra, l’ascesa al Calvario e sopra la Coronazione di spine. Sulla volta, attribuito a F. Tancredi, è il dipinto in cui sono raffigurate Temperanza, Sapienza e Giustizia

Transetto

Lato destro

Cappella della Beata Vergine Maria di Guadalupe, fondata dalla comunità castigliana e basca, accoglie le sepolture della Fraternità Spagnola di Palermo cioè gli alti prelati inquisitori di Sicilia. Venne ricostruita dopo il crollo del 1672. E’ decorata in marmi mischi, in quella dell’arco di ingresso sono inseriti gli stemmi della nazione. Alle pareti laterali sono posti i quadroni, opera di Vincenzo Bongiovanni (1730), in cui sono raffigurati, a sinistra, il Ritrovamento dell'immagine della Madonna di Guadalupe e, a destra, l'Apparizione della Vergine a Sant'Ignazio di Loyola e a San Francesco Saverio. La decorazione a stucco è opera di Giacomo e Procopio Serpotta del 1706. Nella nicchia sopra l’altare è posta una scultura lignea della Vergine col Bambino. Sul timpano un gruppo marmoreo rappresenta il Padre Eterno tra gli angeli.
Tra le sepolture, poste sia all’interno della cappella che nello spazio antistante, vi è quella di monsignore Juan Lopez de Cisneros, inquisitore ucciso dall'eretico Frà Diego La Matina, la cui storia è stata narrata da Leonardo Sciascia nel libretto Morte dell'Inquisitore.
Fuori la cappella, sopra la porta di accesso al convento è collocata la tavola raffigurante la Madonna di Loreto del ‘600, sulla parete opposta il dipinto di Vincenzo Bongiovanni in cui è raffigurata l'apparizione della Vergine di Guadalupe a Juan Diego.

Presbiterio

L’ampia cappella del Presbiterio è finemente decorata a stucco, al suo centro è l’altare, in marmi policromi, in stile neoclassico, decorato con figure intagliate su legno dorato che riproducono scene del Vecchio Testamento. Sul tabernacolo a tempietto si erge il Crocifisso realizzato da Venanzio Marvuglia.
Alle pareti laterali, in ampi riquadri, sono affrescati per opera di Filippo Tancredi, a sinistra, l'Ultima Cena e, a destra, Mosè che guida il suo popolo verso la Terra Promessa. La volta è decorata con l’affresco che riproduce Cristo tra i Santi Francescani.
Sulla parete di fondo dietro le canne del nuovo organo, tra nuvole e angeli, è la Madonna con il Bambino che appare a San Francesco, ai lati le statue di San Bernardino da Siena e Sant'Antonio di Padova, opere tutte di Bartolomeo Berrettaro e Giuliano Mancino del 1509 salvatisi dal crollo nel 1672 della tribuna marmorea di cui facevano parte.

Lato sinistro

Cappella dello Sposalizio della Vergine e San Giuseppe raffigurato in un dipinto di Vincenzo degli Azani da Pavia delimitato da angeli posto sull’altare all’interno di una cornice retta da angeli in stucco in stile serpottiano, sopra di questo la scultura a stucco di Giacomo Serpotta (1710) Di Filippo Tancredi (1796) sono gli affreschi delle pareti laterali e della volta: a sinistra le scene di Aronne che offre covoni di Grano a Dio e la morte di San Giuseppe, a destra Mosè che riceve l’uva della Terra Promessa ed il riposo della Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto, sulla volta la SS. Trinità tra gli angeli.
Cappella dell'Oratorio dei Terziari Francescani. La struttura a tempio dell’altare custodisce nella nicchia posta sopra la mensa un pregiato Crocifisso ligneo della seconda metà del XVI secolo. Alle pareti sono quattro tele settecentesche in cui sono raffigurate scene della Passione.
Nell’ambiente esterno di accesso alle cappelle sono posti: sulla parete di sinistra la tela di anonimo fiammingo degli inizi del ‘600 in cui è raffigurato il miracolo del Beato Salvatore d’Orta e sotto questa una pietà gaginesca, sulla parete opposta alle cappelle è la tela che raffigura S. Chiara nell’atto di scacciare i Saraceni. In questa parte del transetto sono posti due monumenti funebri attribuiti a Ignazio Marabitti.

Cappelle lato sinistro

Lungo la parete sinistra della navata, procedendo dal transetto verso l’ingresso alla chiesa, vi si aprono:
Cappella del Bambinello della Gancia. L’interno rivestito in marmo è strutturato da elementi decorativi architettonici a sbalzo. Vi è custodito, in una teca sopra l’altare, il miracoloso Bambinello della Gancia, portato qui nel 1716 da Gerusalemme. A Lui i palermitani sono legati da una sentita devozione per le tante preghiere e richieste di aiuto esaudite e che li spinge , in massa, a seguirlo quando il giorno dell’Epifania viene portato in processione per le vie della città su artistico fercolo settecentesco. Sull'altare è collocato all’interno di una cornice il dipinto del XVII secolo in cui è raffigurata l'Annunciazione, ai lati di questo sono poste le statue a stucco di Davide (a sinistra) e Isaia (a destra) opera di Gaspare Firriolo. Sulle pareti laterali grandi riquadri ospitano, a sinistra l’affresco con l’Adorazione dei Magi, e, a destra, l’Adorazione dei pastori. Sotto questo, in una edicola, è un piccolo dipinto della Vergine di scuola fiamminga.
Cappella della Madonna del Rosario. Sull’altare decorato con marmi mischi è la statua della Beata Vergine del Rosario fra santi Domenico e Caterina da Siena. Incassato nella parete destra è l’alto rilievo di Antonello Gagini, in cui è raffigurato Cristo al Limbo, al di sopra di questo è la tela settecentesca d'autore ignoto raffigurante il Beato Matteo d'Agrigento e Santa Margherita da Cortona. Nella parete opposta è incassato l’altorilievo gaginesco raffigurante san Michele Arcangelo e sopra questo la tela settecentesca in cui è raffigurato Cristo che dalla Croce conforta la Vergine.
Cappella dell'Ecce Homo, raffigurato in una statua lignea accolta all’interno della nicchia tra due colonne tortili, che insieme a puttini, volute ed elementi floreali arricchiscono la decorazione a marmi mischi dell’altare. Le pareti laterali sono state affrescate da Guglielmo Borremans (attribuzione) in cui sono rappresentati, a sinistra, il sacrificio di Isacco e, a destra, l’adorazione del serpente. La volta è decorata con la tecnica illusionistica del trompe-l'oeil.
Cappella di Santa Elisabetta, che è raffigurata nel quadro posto sopra l’altare (1941) nell’atto di risanare una storpia. Le pareti laterali sono decorate con affreschi attribuiti a Filippo Tancredi: a sinistra la scena della gloria di Santa Rosa da Viterbo, a destra la morte della Santa.

Ingresso alla Chiesa da Via Alloro

Cappella di San Pietro d'Alcantara, raffigurato nella tela di Pietro Novelli (1645) posta sull’altare in marmo. Gli affreschi delle pareti laterali, attribuite a Filippo Tancredi, raffigurano, a sinistra, l'apparizione della Vergine al Santo e, a destra, Cristo che da l’Eucarestia al Santo. L’affresco della volta riproduce la Penitenza di San Pietro.
Cappella della Natività raffigurata da Vincenzo da Pavia (1520) in una pala posta sopra l’altare, su cui è poggiata la teca in cui è custodito un settecentesco Ecce Homo ligneo. Alla parete di sinistra è appeso il quadro del XVII secolo in cui è riprodotto il martirio subito dai francescani a Nagasaki nel 1597.
Cappella di Santa Elisabetta d'Ungheria, raffigurata nell’affresco della parete destra nell’atto di aiutare un povero. Sull'altare è posta la tela di Antonio Grano (1700) in cui è raffigurata l’estasi di San Francesco. La volta è decorata a fresco, nella tecnica del trompe oeil.

Ritornati all'ingresso della Chiesa si può ammirare sopra la porta centrale, sorretto da due colonne, il coro con l’imponente struttura dell’organo, realizzato nel 1615 da Raffaele La Valle su commissione del Senato palermitano.

Convento

Vi si accede da un portale in stile gotico catalano al fondo del Cortile della Gancia, è stato costruito contemporaneamente alla Chiesa e si sviluppa alla sua destra. Nel corso dei secoli è stato ampliato con un chiostro ed un refettorio capace di ospitare 200 frati. Questo nel 1615 fu ceduto al terz’ordine secolare per realizzarvi un oratorio detto dei Pescatori. Al chiostro, oggi ridotto ad un ampio cortile lastricato con ciottoli di fiume con al centro una fontana barocca, si accede da un porticato con tre arcate. La parete di sinistra è occupata da un affresco seicentesco che riproduce l’albero Genealogico dei Frati Minori di Sicilia, sulla volta è l’affresco di Antonio Grano che raffigura la Consegna della regola a S. Francesco.
Dal Chiostro si accede oltre che all’Oratorio del Terziario Francescano, all’ Oratorio di San Placido Martire, all’Oratorio dei Santi Martiri Giapponesi dell'Ordine Serafico, ai locali per le scuole di filosofia e di teologia oltre che all’Archivio ed alle celle dei frati.
Nell’ambiente di raccordo tra il chiostro, la sacrestia e la chiesa si aprono quattro cappelle dedicate rispettivamente ai Ss. 40 Martiri, alla Beata vergine del Carmelo, alla Madonna delle Grazie ed a S. Orsola. Tutte finemente decorate e ricche di opere d’arte tra cui la Madonna del Carmelo tra Santi opera dello Zoppo di Ganci.
Dal chiostro è visibile la torre su cui è stato costruito il campanile da cui nel 1860 un rintocco di campana diede inizio alla rivolta antiborbonica.
Il Convento è oggi quasi interamente occupato dall'Archivio di Stato in continuità alla decisione dei Borboni del 1854 di stabilirvi la sede al 1854. (la foto del chiostro del convento da saassipa.beniculturali.it)