Itinerario religioso, La Famiglia Francescana – Convento e Santuario Santa Maria della Dayna – Marineo

Il Convento 

La devozione a Santa Maria della Dayna (del daino) risale ad una antica legenda che racconta di un cacciatore dell’agro di Marineo, di nobile rango, a cui la Vergine chiese di risparmiare e curare dalle ferite un daino, che per sfuggirgli si era riparato nella grotta davanti ad una sua immagine dipinta qui custodita. Il quadro fu in seguito affidato ai frati francescani conventuali riformati del Convento dello Scanzano. Essi lo portarono con sè quando nel 1597 si traferirono nel Convento costruito su un promontorio, fuori il centro abitato di Marineo, per iniziativa della famiglia Beccadelli, signori di Marineo. Soppresso l’ordine dei riformati il Convento passò ai Frati Minori Conventuali. Nel 1866, soppressi gli ordini religiosi, fu confiscato ed usato come carcere. Durante l’ultima guerra fu utilizzato come rifugio degli sfollati per i bombardamenti. Nel 1946 fu riaperto ed affidato all’Ordine dei Conventuali nel 1946. Nel 1951 è stato adibito a collegio dei probandi del ginnasio superiore e casa di noviziato per la Provincia negli anni 1979-1980 e 1989-1994. Oggi è sede del Centro Regionale per la Pastorale Giovanile - MGF Sicilia

Il Convento ha subito nel corso dei secoli ampliamenti e ristrutturazioni. Al complesso originario del XVI secolo di Chiesa, campanile, convento e piazzale di accesso si aggiunsero, nei secoli XVII e XVIII, intorno al cortile centrale altre tre ali. Nella prima metà del XX secolo sono stati aggiunti gli ambienti e la terrazza prospicienti la valle dell’Eleuterio.

Vi si arriva percorrendo la tortuosa e rapida salita Via San Francesco ed una breve scalinata che immette nella piazza belvedere ricavata sopraelevando il piano di calpestio con una struttura che poggia su quattro ampie arcate a tutto sesto che fungono anche da muro di contenimento. Da qui si gode di un panorama, che si suole definire mozzafiato, che abbraccia il paese raccolto ai piedi del suo caratteristico pizzo, ed a perdita d’occhio campagne e boschi e, seguendo la valle del fiume Eleuterio, il mare fino ad intravedere, nelle giornate di limpido sereno, le isole Eolie.

Il Santuario

Salendo per l’irta Via San Francesco si costeggia il prospetto orientale del Santuario su cui campeggia lo stemma dei francescani: le braccia di Cristo e di S. Francesco incrociate.
Giunti nella piazza belvedere ad accogliere il pellegrino ed il fedele è San Francesco raffigurato in una statua in resina. Nella parete che gli fa da sondo è incastonato un basso rilievo in ceramica, opera del ceramista di Caltagirone Giuseppe Maniscalco, in cui è riprodotta Santa Maria della Dayana.

Il prospetto del Santuario ha la forma architettonica semplice con tetto a doppio spiovente a cui si affianca la torre campanaria. Tra il portale di ingresso, incorniciato da esili lesene e cornicione, e l’orologio due festoni incisi su pietra portano la scritta della dedicazione: “S.Maria de Dayna Dicatum”.

L’interno della chiesa è ad unica navata con una “copertura a botte scemata con teste di padiglione” dipinta con colori a tempera ad opera (1920) di una cooperativa di pittori palermitani. E’ suddivisa in riquadri incorniciati da fasce decorate con motivi floreali. Nei riquadri in basso sono riprodotti simboli francescani, cristologici e mariani, in quelli al centro in alto sono riprodotti, andando verso l’altare centrale,  la tempesta sedata, l’Assunzione con i Santi Francesco e Antonino  e la parabola del Buon Pastore.

Lungo le pareti laterali si aprono due poco profonde cappelle laterali. In quella di destra su un altare in marmo policrono è la pala d’altare in cui è raffigurata la Crocifissione del XVIII secolo di autore ignoto. Sull’altare una statua di San Francesco. In quella di destra, su un altare, anche questo in marmi policromi, la pala d’altare in cui sono raffigurati San Giuseppe con il Bambino e i Santi Francesco ed Antonino da Padova. Sull’altre la statua di S. Antonino.

Sempre a sinistra in una breve rientranza è allocato il complesso scultoreo ligneo, detto “Santi a Munzeddu”, della Pietà, da cui il secondo nome dato alla chiesa,  eseguito attorno al 1570 dal padre Francescano M. Pace di Prizzi nel Monastero di Scanzano, utilizzando legno della zona.

Proseguendo lungo la parete a sinistra si incontra l’altare su cui è posta la pala che raffigura S. Anna con Maria e San Gioacchino opera di Vito Coppolino, nipote di Vito D’Anna.

Di fronte, lungo la parete destra, è posta sull’altare la pala settecentesca in cui è raffigurata l’Immacolata, opera che emula quella di Vito D’Anna della basilica di San Francesco a Palermo.

Proseguendo lungo questo lato della navata si incontra, posta all’interno di una nicchia quadrangolare, la statua lignea più antica di Marineo che raffigura San Vito, in abiti di epoca romana, che con la mano sinistra tiene il Vangelo e la palma del martirio e con la destra la Croce ed il guinzaglio a cui è legato un cagnolino.

A coronamento della navata si trova il lineare cornicione su cui poggia la volta.

Nella parete di fondo si aprono due tre cappelle rese comunicanti dopo i lavori di recupero del 1981. Nella cappella laterale di sinistra è posto sopra l’altare il dipinto di Tommaso Pollai, allievo di Vito D’Anna, che riproduce ANNUNCIAZIONE.

La Cappella centrale ospita il presbiterio. Dietro l’altare marmoreo a parete all’interno di una ampia cornice in marmo a forma di arcata, tra due gigli intagliati su legno è il venerato quadro di Santa Maria della Dayna. Sotto il quadro un bassorilievo illustra la legenda del daino salvato per intervento di Santa Maria della Dayna.

Tra il presbiterio e la cappella di destra è stato allocato l’acquasantiera che proviene dalla chiesa del Monastero di Scanzano